Descrizione
L’assedio di Gaeta avvenne tra il 5 novembre 1860 e il 13 febbraio 1861.
Uno degli atti più vergognosi del Rinascimento da parte degli aggressori del regno di Savoia.
Iniziò cosi il declino del Regno delle Due Sicilie.
Iniziò poi la guerra al brigantaggio che durò 10 anni.
La città di Gaeta era posta al confine tra il Regno delle Due Sicilie e lo Stato Pontificio.
Fortezza dalla spesse mura era difesa dai soldati dell’esercito delle Due Sicilie che proteggevano anche il re e la regina.
Vi si erano arroccati dopo la Spedizione dei Mille e l’intervento della Regia Armata Sarda.
La caduta di Gaeta, insieme con la presa di Messina e di Civitella del Tronto, portò alla proclamazione del Regno d’Italia.
È stato uno degli ultimi grandi assedi condotti col metodo cosiddetto scientifico.
L’esercito assediante fece uso infatti dei moderni cannoni a canna rigata ricevuti dall’Inghilterra.
Gli anglosassoni ebbero un ruolo cruciale nell’architettare il complotto.
Avevano grandi interessi nel cacciare via Borbone che non volevano garantirgli il monopolio sullo zolfo siciliano
La sera del 6 settembre 1860, su consiglio del capo di polizia Liborio Romano Napoli si arrese a Garibaldi che si autoproclamò dittatore.
Ricordiamo che Liborio Romano fu un doppiogiochista traditore che finse di stare al fianco del Re mentre era d’accordo con gli invasori.
A Marzo, dopo aver intuito la fine e per evitare ulteriori sofferenze alla sua popolazione, Francesco II di Borbone si arrese.
Lasciò Gaeta a bordo della nave da guerra il “Messaggero” e sbarcò a Civitavecchia. Assieme alla consorte
Maria Sofia di Baviera si recarsò a Roma ospite del Papa
Tale decisione era maturata per la volontà del sovrano di risparmiare alla capitale le rovine della guerra.
In particolare quest’ultima era considerata da sempre la “chiave d’accesso” al regno.
Fu definita insieme con Gibilterra e Malta una delle piazzeforti più imponenti e inespugnabili d’Europa.
La maggior parte della flotta borbonica a Napoli, comandata dall’ammiraglio Luigi di Borbone, conte di Aquila e zio di Francesco II, rifiutò di seguire in navigazione il Messaggero.
Le navi che accompagnarono il re a Gaeta furono la “Partenope“, comandata da Roberto Pasca; e la nave-avviso “Delfino”.
Quest’ultima “recava a bordo l’archivio personale del re e i bagagli della famiglia reale e della corte”.
Furono scortate da Procida fino a Gaeta anche dalla nave spagnola “Colón” con a bordo il diplomatico Salvador Bermúdez de Castro.